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Visualizzazione dei post da marzo, 2010

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Il compromesso

L'esperienza è fondamento essenziale alla crescita, lo penso e lo sostengo; tuttavia ritengo che faccia più scaltrire il compromesso. Quanto più sono netti ed invalicabili i confini di un pensiero, tanto meno compromessi quella persona ha dovuto assorbire. Me ne rendo conto sulla mia pelle; ciò che giudicavo inaccettabile sputando sentenze ora, semplicemente, lo trovo umano. Il compromesso, come il latte caldo per i biscotti, ci smussa.

L'età

Non esiste una reale differenza d'età. Non possiamo sapere, per fortuna, quanto vivremo, pertanto il "mezzo del cammin" è variabile e solo a posteriori collocabile. In vita mi son tante volte sentito inadeguato sentendomi dapprima bimbo nel corpo d'adoloescente ed adolescente nel corpo di ragazzo. Ora che mi sento ragazzo nel corpo di uomo ho capito, guardando i miei coetanei in fretta cresciuti ed ora invecchiati che, quell'inadeguatezza, è stata una delle mie più grandi fortune. Sono cresciuto, sono maturato ma non sono ancora invecchiato e nemmeno, come molti di loro, diventato un morto vivente.

Insoddisfazione

La distanza tra due estremi è spesso tale da renderli contigui. Le caratterizzazioni dovrebbero essere iscritte in un cerchio, non in un segmento; ad esempio il “Perennemente Insoddisfatto” è l’estremo opposto dello ”Insoddisfatto Cronico”: il primo è un soggetto che non si accontenta mai e cerca sempre di migliorarsi il secondo, invece, anche se raggiungesse ottimi traguardi, patologicamente, non ne sarebbe mai soddisfatto. Seppure sembrino identici ad una prima, frettolosa, occhiata, non potrebbero essere più differenti.

La nebbia

Ricordo quel mattino. Ricordo la nebbia, tanto fitta dalle nostre, dal poterti soffocare. La nebbia. La nebbia ha un odore, un colore ed una sua consistenza; se filtra il verde intenso, quasi irreale, della campagna che circonda il palazzo dove, solitario, sono cresciuto; allorquando pare, con quel freddo che trasforma pur il respiro in bruma, mimetizzare i testardi rimasugli di neve ormai di prossima resa; se fende a tal punto la carreggiata da chiudere le pareti d’un limbo che par periodico; allora quella nebbia, è la mia nebbia. Riavviato, come spesso, dagli spari venatori, e, dalla fenditura, osservato il bianco spettacolo dell’indeterminato, mi vestii in fretta per godermi gli ultimi giorni di pigra purezza. In calzoni velluto, calze spesse nascoste dai gambali, odoroso maglione Aran, giacca e berretto in tweed a celare gli occhi entusiasti, di fretta piluccai un pezzo di pane imburrato ed un uovo. Mia madre era troppo affaccendata nei preparativi al ritorno in città per badare al