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La Stanza Buona

-LA STANZA BUONA-
A comedy script by Andrea Rigoni

Sceneggiatura teatrale. La "Stanza
Buona" è una stanza d’osteria dove
quattro amici, artisti affermati, si
interrogano sul senso dell’arte
oggi.

© 2010 .: R I G O N O N D O R M E :.
__________________________



Luogo: Stanza appartata di un’Osteria.

Personaggi: un Pittore 50 anni, abbondante e benvestito;
uno Scrittore 40 anni sobrio, vestito di scuro, magro ed
alto; un Poeta 30 anni, minuto con larga camicia di lino
bianca; un Musicista 40 anni, con capelli lunghi ed un
vestito piuttosto eccentrico, molto grasso; un cameriere
20 anni, alto magro ed ordinato.

Per stereotipare maggiormente i personaggi e per far 

intendere immediatamente i ruoli:
I quattro commensali sono seduti a tavola in silenzio e
stanno ultimando il pasto, vengono serviti e riveriti da
un ossequioso cameriere, il Pittore è seduto tronfio con
le mani sul ventre; il Poeta gobbo con i gomiti sul
tavolo, si gratta il capo; il Musicista retto con la
schiena, abbastanza distante dal tavolo; lo Scrittore
legge un giornale e difficilmente alza lo sguardo
annoiato dai soliti discorsi, di tanto in tanto osserva
di sottecchi i commensali da sopra gli occhiali.


________________________________________


- ATTO UNICO -

- SIPARIO -



Pittore – RIVOLTO AL MUSICISTA – Trovo la vostra ultima
composizione deliziosa e, permettemi, vi chiedo di realizzare
qualcosa di simile per il vernissage che m’attende nella
prossima stagione. Sarà un’installazione memorabile, per
questo vorrei una colonna sonora... me-mo-ra-bi-le.


Musicista – ENTUSIASTA - Ma certo! E quali saranno i convenuti? 

Mi spiego: gente comune? Gente rispettabile? Artisti come
noi?


Pittore – Saranno dei grossi finanziatori di una galleria che 

stianno aprendo nella capitale - CON FACCIA SCHIFATA - 
volgari lavoratori, insomma; eppure hanno la pretesa d’essere 
a loro volta artisti, sapete? Decisamente mediocri comunque. 
Ci toccherà si mettere un paio di loro lavori nella galleria, ma 
i pezzi forti saranno i miei.

Poeta – Gran colpo! Complimenti!
Pittore – Grazie loooo so!

Musicista – Allora che ne dite di un air d’ambiant, una
di quelle opere che apposta inascoltabili agli esseri
comuni diventano cibo pregiato per gli artisti o presunti
tali?


Pittore – Sapevo di chiedere alla persona giusta.

Poeta – Sarò spesso nella capitale in quel periodo, ho
appena comprato in centro uno spazioso attico. Che ne
dite se recitassi una poesia la sera dell’inaugurazione?
Certi contatti fanno sempre comodo, sapete...


Pittore – Sarebbe fantastico, non solo la cosa mi
onorerebbe ma, sicuramente, verrebbe decantata sui
quotidiani della capitale per il risalto. Oltretutto son
sicuro che voi, per un simile favore, potreste finalmente
presentarmi quell’editore meridionale, interessato ad una
raffigurazione diversa per ogni libro pubblicato nevvero?


Poeta – Consideratela cosa già fatta.
Pittore - CON ARIA SODDISFATTA - Amici, da quanti anni 

pranziamo assieme in questa stanza?

Poeta – Sono ormai ventidue anni! Ogni Giovedì. In dodici
anni ne abbiamo persi una decina di ritrovi, vuoi per
motivi di salute, vuoi per feste comandate che, disgrazia
volle, caddero, appunto, di Giovedì.


Musicista – Che sarà mai? Abbiamo recuperato in altre
ferialità non sospette, ferialità non obbligate alle
nostre mogli.


Pittore – Ventidue anni, mio Dio, ne abbiamo fatta di strada
da allora! Siamo sopravvissuti a tre gestioni diverse e,
la Stanza Buona, è sempre a nostra disposizione.
Dovrebbero dedicarcela.


Poeta – Ci mancherebbe altro, voi date lustro a questa
vecchia Osteria! Pensate forse ci sarebbe tale calca
nello stanzone principale se non fosse un’Osteria ben
frequentata?

Scrittore – SOSPIRANDO - Il vino è buono, conta altro?

Poeta – Conta che l’arte, grazie al nostro talento, è
ormai di casa qui, e l’arte
– ALZANDOSI E RECITANDO -
illumina la strada anche a chi, d’arte, non si nutre.

- IL PITTORE ED IL MUSICISTA APPLAUDONO -

Scrittore – L’arte VI nutre. In quel salone ci saranno
sicuramente più artisti che in questa stanza.


Pittore – Oh certo! Oggi avanza di riuscire a rubare un
plauso, magari recitando in una commedia di strada, per
definir se stessi “artisti” ne convenite?


Scrittore – ABBANDONANDO IL GIORNALE, POSANDO GLI
OCCHIALI E SPORGENDOSI CON I GOMITI SUL TAVOLO -

cosa, di grazia, farebbe invece di un uomo di senso un 
artista? L’accademia? Le immagini sacre? Le nature 
morte? O l’esagerato danaro fatto senza un onesto 
lavoro; lavoro che sia ancor utile alla collettività intendo, 
che non sia GIA’ stato dipinto, GIA’ stato scritto, GIA’ stato
musicato?


Pittore – ESITANDO - Sicuramente la capacità manuale non
può mancare. Senza quella non è possibile definirsi
artisti.


Musicista – Ne convengo assolutamente! Come? Come si
potrebbe tradurre un sentimento in musica, il più diretto
ed umano dei linguaggi, se non si conoscessero le corde
di una chitarra, i tasti del pianoforte o senza sapere
quali melodie può tessere l’arpa?

Pittore – Certamente! Figuriamoci come si potrebbe con un
linguaggio ancor più evoluto e superiore: quello della
pittura. La pittura è trasversale al ceto, al credo o
alla nazione di appartenenza, arriva dritta al cuore.


Poeta – Lo è di più la scrittura! La poesia in particolar
modo
, – RIVOLGENDO UNO SGUARDO ALLO SCRITTORE - 

non me ne vogliate, - SI ALZA RECITANDO - è un difficile
linguaggio: l’abilità di incastrare parole, rime, il
tutto con una metrica perfetta...


Musicista - Quella, a differenza della musica che lo è
“anche”, è pura matematica, fu forse Einstein artista?

Pittore – Non dite eresie, amici, io sono contento per
voi, per i vostri successi, ma senza un senso estetico,
un occhio simmetrico, un gusto sopraffino ed un tecnica
straordinaria non si può essere pittori, la pittura è la
regina delle arti!


Scrittore - ALTERATO – Einstein FU artista! Artista è colui 

che non può esimersi dall’esserlo, deve forzatamente 
creare, realizzare, vivere soffrendo... sia esso un attore, un
impiegato, un pittore o un
– PRENDENDO IL BRACCIO DEL
CAMERIERE CHE SI TROVAVA PROPRIO VICINO LO SCRITTORE –
perchè no? Un cameriere! Il successo, la fama o la
bravura tecnica non fanno di un uomo un artista; al
massimo potrebbe essere un esteta, un comunicatore, un
innovatore ma non un artista, non senza il tormento.

- GLI ALTRI TRE IN CORO – Il tormento?
Scrittore – Il tormento d’artista!

- GLI ALTRI TRE IN CORO – Il tormento d’artista?

Scrittore – E cosa se non il tormento d’artista farebbe
del lavoro d’artista un’arte d’artista?


Poeta – Il tormento, come voi lo chiamate, fa di un uomo
un uomo tormentato non fa di un uomo un artista.

Musicista – Per fare di un uomo un uomo tormentato una
donna è bastevole.


- RISA GENERALI –

Scrittore – Essere artisti è una condizione, non una
scelta. Chi campa con la cosìdetta "arte", oggi, è spesso
un mistificatore...
– A TURNO INDICA TUTTI GLI ARTISTI, A
TURNO SI ALZANO ILLUMINATI DA OCCHIO DI BUE COME 

ACCUSATI – nella musica di successo, nulla è più fatto con
sentimento, semplicemente, viene deciso cosa dovrà
funzionare e quei polli chiamati consumatori si illudono
di avere una scelta senza che si rendano conto del fatto
che i loro idoli sono stati creati in laboratorio;
la poesia è praticamente ridotta ad una serie di latrati
osceni,
- PAUSA - d’altro canto di cosa dovrebbe contare,
oggi, la poesia? D’avidità?
La pittura ha due tipi di pittori: i pittori di fama che
perdono mezza giornata ad imbrattare con schizzi delle
costose tele per poi venderle a vagonate di danaro ed i
pittori con fame che agli angoli delle strade schizzano
gli sguardi dei turisti più stupidi ed immotivatamente
egocentrici per poche lire e
– INDICANDO SE STESSO –
la scrittura, la più grande farsa di tutte le farse,
obbligati come siamo a scrivere con contenuti e
linguaggio adatto al nostro... “target” come lo chiamano
i nostri... “managers”, a scrivere un numero di pagine
imposto da quegli impostori impostati impostici, a
lucrare sul numero di battute, pagati a peso, per sfornare 

un numero di libri, articoli, recensioni, interviste
all’anno come se, L’IMPETO, venisse a comando.


Pittore – A tal proposito scrivereste voi del mio
vernissage? Una penna autorevole come...


Scrittore – Basta! L’arte non è altro che una lobby.

Musicista – Sputate nel piatto in cui mangiate, amico, le
vostre sono farneticazioni sicuramente suggerite dal buon
vino; il tormento non consente di creare capolavori. Il
ratio e l’esperienza lo consentono; il ratio ed il
buongusto!


Poeta – Oh! Forse con buongusto intendete l’altrui gusto?
Allora, se quella fosse arte, voi d’arte siete maestro,
mio caro ed accomodante strizzatore d’occhio.


Musicista – Ma? Come vi permettete? Insolente! E’ forse
perchè bocciai quel vostro testo scontato che oggi mi
avanzate tali violente allusioni?


Poeta – Forse il testo era scontato ma, forse, non potei
scriver altro vista la sciatta melodia impostami!


Musicista – SCIATTA MELODIA??? Un testo che parla di
morte su di una musica che parla d’amor! Cosa potrebbe
esser di peggio? Forse la marmellata sull’arrosto!


Poeta – Proprio degno di una persona priva di gusto la
metafora c’avete sfornato, lasciate perdere lo scherno
culinario, è terreno minato per voi, per quanto tutti
possiamo vedere
– LO DICE MIMANDO LA GROSSEZZA 

DELL’UOMO –

Musicista – A questo è arrivato uno scribacchino come
voi? A rider delle disfunzioni ormonali di un grande e
rispettato artista?
– COSI’ DICENDO GETTA UN BICCHIERE DI
VINO IN FACCIA AL POETA –

- CONFUSIONE GENERALE IL POETA SALTA IL TAVOLO INTENTO
A COLPIRE IL MUSICISTA, INTERVIENE IL CAMERIERE ED
IL PITTORE RIUSCENDO A DIVIDERE I DUE, LO SCRITTORE
NON SI MUOVE ED OSSERVA DIVERTITO LA SCENA
ACCENDENDOSI UN SIGARO –

Pittore – Siete forse impazziti? Datevi la mano! – I DUE
NON SI MUOVONO – Datevi la mano ho detto! – I DUE NON SI
MUOVONO – Datevi la mano o scordatevi il vernissage! – I
DUE SI STRINGONO LA MANO, SI ABBRACCIANO, TUTTI TORNANO
AL LORO POSTO – Due grandi artisti come voi! Ridotti a
combattere come quei... “bruti” che null’altro potrebbero
fare...


Scrittore – Infatti! Anche i pugili potrebbero essere
artisti, anzi, in loro e nel loro istinto omicida e di
sopravvivenza, permane il primordiale segno 

d’espressione genuina, pure loro, inoltre, 
infiammano le folle.
 

Pittore – Ma noi siamo superiori! Non siamo certo
interessati ad infiammar QUELLE folle.


Scrittore – L’artista è colui che è costretto dalla
natura o dall’impeto a fare ciò che fa. La sua tecnica ed
il suo buongusto uniti ad una serie di contingenze
proprie dei nostri tempi, quali le mode, le amicizie,
l’aspetto e la furbizia, decreteranno poi il suo successo;
e quando arriva il successo, poi, quasi sempre,
dell’impeto resta ben poco.


Musicista – Bisogna pur vivere!

Scrittore – D’arte non si vive, d’arte si muore.

Pittore – Che sciocchezze! Noi è d’arte che viviamo e ci
viviamo molto bene, pure!



Scrittore – Ciò di cui noi viviamo è di psicologia, per
questo dovremmo andare a lavorare, d’un lavoro malpagato,
stancante e logorante relegando al poco tempo libero la
nostra arte e donandola alla società. La nostra arte
dovrebbe migliorare la società invece di allordarla
ulteriormente.

Pittore – Impossibile! La comodità è fondamento
essenziale alle mie creazioni! Il palazzo in città mi
serve per trovare l’ispirazione, le case di campagna mi
servono per trovare l’equilibrio e quella al mare per
distendermi, non potrei vivere in altro modo.


Scrittore – Sulle tovagliette di questo ristorante
dovreste compiere i capolavori e vivere della clemenza
dei veri intenditori che della vostra arte nutrirebbero
la propria anima!


Musicita – Pazzo voi! Sono arrivato dove sono dopo anni
di scantinati condivisi con topi, dopo anni di lugubri
teatri fuori dai centri cittadini ripieni di volgare
gente ignorante e, nella migliore delle ipotesi, dai
salotti di arricchiti. Ora, voi mi dite, a tutto questo
dovrei rinunziare? Ad una posizione che tutti invidiano?
In nome di quale ragione?


Scrittore – Per salvare la vostra anima, per tornare
giovane, per diventare mortalmente immortale.


Poeta – Deve aver perso il senno.

Scrittore – O forse l’ho ritrovato! – ALZANDOSI - Ora
dovrei solo ritrovare l’impeto!


Pittore – Ancora questa fissazione, come se bastasse il
tormento a creare pitture ricercate, anfore delicate e
calici pregiati...


Scrittore – Appropriato alla nostra diatriba questo
vostro confondere l’arte con l’artigianato.


Pittore – Le tecniche di produzione fanno parte
dell’arte! Insolente! Allora Warhol? Era un artigiano
pure lui?


Scrittore – O no! Lui era un artigenio. Il re dei
venditori.


Pittore – A voi piace bestemmiare! Sareste dunque in
grado di realizzare i capolavori di Giotto, Mantegna,
Caravaggio?


Scrittore – No.

Pittore – Per l’appunto!

Scrittore – E voi?

Pittore – Certo! Sono un grande artista, IO.

Scrittore – E voi riuscireste a risolvere equazioni che
sembrano impossibili? Un uomo se ostinato e determinato
può riuscire in qualunque cosa ma spesso è la scintilla
che manca. Al circo vedo riuscire numeri che sembrano
impossibili, non per questo tramanderemo ai posteri le
loro gesta.
– ALZANDOSI E LANCIANDO LA SEDIA SOTTO IL
TAVOLO - Da quanto, in nome di Dio, non abbiamo più fame?

Poeta – La fame non è una buona compagna per l’uomo.

Scrittore – La fame è l’unica possibile compagna per
l’artista. L’artista può avere muse non mogli.


Pittore – Questo tuo parlar di nulla. Non siete forse
sposato fel-ice-ment-e?


Scrittore – Un uomo, se fortunato e savio, può esser
sposato consapevolmente non
– FISSANDO DA VICINO IL
PITTORE – fe-li-ce-men-te. E comunque – RISEDENDOSI – si,
non cambierei mia moglie per nulla al mondo. Mia moglie è
la mia forza e la mia felicità ma ciò che mi rende più
forte come uomo mi rende artista più debole. Rileggo i
miei lavori di ventenne e sebbene scritti con ingenue
perifrasi hanno, al loro interno, la forza d’una
rivoluzione. Forza che non ho più. La notte dormo, a
pranzo mangio. Son diventato la caricatura dei personaggi
che schernivo vent’anni fa.


Cameriere – Siete semplicemente invecchiato. E non
l’accettate. Siete ridicolo nel vostro aggrapparvi a ciò
che eravate, a ciò che non sarete mai più. Ricordate
quelle donne che cercano di eliminare i biografici solchi
del loro volto con il cerone, dimenticando che in quei
solchi c’è la loro vita, la loro storia, le tristezze ma
anche le felicità. Ridicoli ancor di più sono i vostri
commensali convinti che il tempo si possa fermare, che i
loro successi si possano clonare all’infinito
disinteressati come sono a crescere, a migliorare. Voi siete
sensibile ed intelligente.
Di questo ve ne do atto.


- LO SCRITTORE SBALORDITO ASCOLTA PER LA PRIMA VOLTA LA
VOCE DEL CAMERIERE MENTRE GLI ALTRI INDIGNATI COMINCIANO
AD URLARE IMPROPERI VERSO IL BEL GIOVANE, LO SCRITTORE
PICCHIA I PUGNI CONTRO IL TAVOLO -

Scrittore – Silenzio! Ma voi chi siete?

Cameriere – Io non sono nessuno, io sono tutti voi, da
sette anni, ormai, vi servo per cogliere ispirazione.
Lavoro qui solo di giovedì, ormai, il giorno in cui
occupate la stanza buona dell’osteria di mio padre. La
mia prima sceneggiatura andò in scena cinque anni fa e fu
un grandissimo successo.

Scrittore – O mio dio! Ma certo voi siete...

Cameriere – In persona, per servirvi.

Scrittore – Siete considerato un genio precoce e proprio
i vostri lavori hanno realmente messo in discussione
tutta la mia carriera. In voi e nei vostri lavori ho
trovato il me stesso che pretendevo e che non sono mai
stato.


Cameriere – E questa è l’ultima volta che mi vedrete. Voi
ed i vostri amici non avete più nulla da contare. Metterò
in scena questa cena e poi mi dedicherò alla più
difficile delle arti. La vita.




- SIPARIO -

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