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ALICE pt 4 (finale) - a short novel by Rigonondorme


. OSSESSIONE


Riprovò a telefonare alla ragazza nel pomeriggio ma lei non rispose.
Alle 23.02 un nuovo squillo di Alice lo fece sobbalzare. Questa volta la moglie non si accorse di nulla. 

Un’altra notte insonne passò 


lenta. 


Michele cominciò a spegnere il telefono e sua moglie, insospettita, chiese il perché di tale scelta. Le motivazioni salutistiche addotte non la convinsero granché ma, già da tempo, aveva deciso di donare al marito l’illusione della privacy che l’uomo ritiene inscindibile compromesso nel matrimonio; avrebbe indagato a mare calmo.

Martedì alle 21.00 squillò il telefono di casa. Michele, con il cuore in gola corse verso l’apparecchio ma, la vicinanza, permise alla moglie di rispondere per prima. Subito Laura si fece rossa in volto e Michele diventò impaziente, l’ansia dava colpi al petto, forti; già si vedeva in mezzo ad una strada o a chiedere asilo agli amici. Si risollevò solo quando, dalla conversazione, evinse che la moglie stava discutendo con la sorella di questioni famigliari.

All’indomani, all’accensione del telefonino, un messaggio della compagnia telefonica dichiarò, alle 23.02, una chiamata di “Al”. Michele cambiò nella rubrica lo pseudonimo di Alice con “Andrea”.
La coscienza tormentava Michele, al lavoro non riusciva più ad essere brillante come sempre; era diventato paranoico, ovunque, nei corpi ancora leggermente “verdi” delle giovani incontrate per strada, riconosceva Alice.

Ogni telefonata lo faceva sobbalzare e qualsiasi tentativo di mettersi in contatto con Alice risultava vano. Non capiva come poter risolvere la situazione. Arrivò il venerdì e Michele si appostò nel buioso parcheggio del solito locale ma di Alice, o degli amici suoi, nessuna traccia. 

Come ogni sera uno squillo di “Andrea” alle 23.02 accellerò il suo battito cardiaco. Cercò di ricordare, rivivendo mentalmente le notti passate assieme ad Alice, cosa significassero le 23.02 evidentemente investite di un significato particolare. Michele non trovò risposta. Probabilmente il minuto in cui, nel locale, lui porse la rosa a quella splendida ragazza? Non poteva ricordare un simile dettaglio: - solo le donne vi riescono - pensò improvvisamente arrabbiato con la totalità del genere femminile.

Ormai Michele non si radeva, non mangiava, era divorato dal rimorso; la paranoia cresceva e con essa una depressione mai provata. Voleva confessare tutto quanto. Ne parlò con un amico e lui lo esortò a non dire nulla alla moglie. Gli squilli, tutte le sere, alle 23.02, erano ormai consuetudine e anche l’amico se ne stupì quando, in effetti, vide il telefonino dell’amico, preventivamente considerato pazzo, vibrare a quell’ora esatta.

Alice non rispondeva al telefono che, ora, era sempre spento. Michele e l’amico si recarono, il venerdì, nel locale. Appena entrato, Michele, venne raggiunto da un pugno alla nuca. Si risvegliò sanguinante e dolorante in quella che, nonostante il finestrino frantumato e le numerose ammaccature,  riconobbe essere la propria auto, per l’occasione guidata dall’amico che pure sanguinava dal naso. L’amico ridendo disse a Michele che fu una bella scazzottata old school e che fu solo un fortunato e giusto intervento dei gorilla a salvare ad entrambi la vita.  Il telefonino era scarico e Michele non poté constatare il solito squillo.

Rientrato a casa Michele trovò la moglie seduta sul divano. Le ‘vaporate lacrime avevano lasciato un viso di pietra, distrutto; fissava nel vuoto, muta. 

I carabinieri dissero a Michele di preparare una borsa con il minimo indispensabile. Una diciassettenne incinta, lo informarono, di nome Alice Prandi, morta, in avanzato stato di decomposizione, era stata ritrovata quel pomeriggio in una scarpata delle buie colline che uniscono le due province. Era a bordo dell’automobile rubata ai genitori. L’incidente era collocabile alle 23.02 esatte di due domeniche prima per la telefonata che, ad una prima ricostruzione dei militari, costò, con ogni probabilità, alla ragazza, la fatal sbandata. 

Da giorni la scomparsa della giovane era protagonista delle cronache televisive e giornalistiche ma Michele, come in trance, non aveva prestato orecchio. Talk show nazionali avevano avanzato le più strabilianti ricostruzioni, psicologi e sociologi televisivi disegnavano a parole il profilo del perfetto maniaco che, sicuramente, l’aveva rapita. Gli amici della ragazza avevano dichiarato che un adulto la stava frequentando da tempo ed i genitori avevano reso pubblico  il diario nelle cui pagine, la giovane, faceva coincidere la scoperta di stato interessante con la voglia di morire. 

Per via del messaggio ricevuto subito dopo l’ultima chiamata, per le numerose testimonianze e per l’enorme movimento mediatico messo in azione, la procura, aveva aperto un’inchiesta, spiegarono i carabinieri. 
Per il pericolo di fuga e d’inquinamento delle prove, Michele, era in stato d’arresto.

Quella notte, e da lì in poi, il telefonino smise di squillare.




F I N E

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