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CONFESSIONI DI UN UOMO SENZA MORALE cap. 1 - by Rigonondorme

- CONFESSIONI DI UN UOMO SENZA MORALE - 

A VISTA PAGATE 
PER QUESTO 
ASSEGNO BANCARIO 


 #UNO/00 


 NON TRASFERIBILE



Quando entro in un ufficio sono consapevole del fatto che sto vendendo me stesso e non il prodotto che, inevitabilmente, compreranno. 

Il prodotto è secondario, qualunque esso sia. 

Innanzitutto lascio la cravatta agli assicuratori e agli agenti immobiliari che, ultimamente, ne sfoggiano di terribilmente sgargianti. Non metto mai l’ascot, troppo snob, e nemmeno il farfallino: che lo mettano gli “originali” mancati, quello. 
Io, uomo padrone della situazione, indosso un originale completo adatto alla stagione, disegnato sulle mie misure, con una costosa oxford colletto spread sbottonata dei primi due fermi. Un’abbronzatura esagerata potrebbe farmi sembrare un cafone da barca mentre, con una muscolatura eccessiva, somiglierei a un bracciante, a una bodyguard o, peggio, a un calciatore. 
A cosa servano oggi i muscoli, continuo a chiedermelo; è forse costretto a indossare muscoli chi non ha abbastanza gusto nel vestire? Curo i dettagli; sono fondamentali. Uso fragranze appena percettibili, gradevolmente talcate e, al fine di evitare la competizione intraspecifica che qualche ominide potrebbe aver conservato, mai troppo virili. 

Sono ricercato nella scelta dei gemelli, degli occhiali perlopiù fumè, delle scarpe e delle calze. Non bado a spese per questi accessori poiché, se è vero che gli uomini avranno solo una mia immagine complessiva, quei particolari saranno attimi destinatari della massima attenzione femminile che, già lo sappiamo, è quella decisionale; siano elle segretarie, amanti o mogli dell’uomo che vogliamo stregare. 

Entro nella stanza con passo disinvolto e rumoroso, la mia sicurezza è tangibile. Sempre a mani vuote: non sono un impiegato o un rappresentante. Individuo subito il boss. Qualora ci fosse più di un uomo nella stanza ha sempre una posizione centrale o è meglio vestito. Stringo prima la mano al decisionista e dopo, frettolosamente, all’eventuale “braccio destro” facendolo sentire sgradito. 

La stretta riservata a chi comanda è sempre rassicurante, calda e non troppo forte (non siamo più negli 80s) e la mano, mio Dio, che sia perfettamente asciutta. La stretta a me indirizzata darà preziosi suggerimenti su come condurre il colloquio, dovrò essere remissivo? Aggressivo? Dovrò mantenere un distacco o fingere d’essere con un vecchio amico? Nei cinque secondi a mia disposizione dall’ingresso alla stretta di mano studio ogni singolo dettaglio dell’ufficio. Persino l’ufficio più spoglio lascia trasparire almeno un piccolo dettaglio di una passione. Invento un aneddoto per l’occasione e poi l’appunto sull’agenda per non scordarlo: eccomi, allora, con un cliente, esperto di montagna (che invece detesto), con un altro provetto cacciatore (che non sono), con un altro ancora appassionato collezionista d’auto d’epoca. 

La mia curiosità, combinata allo scarso riposo notturno, mi ha reso conoscenze piuttosto profonde negli argomenti più svariati. Ogni mattina, al bar, seduto lontano da occhi indiscreti, faccio, inoltre, l’orrendo sforzo di consultare la “Gazzetta dello Sport” prima di entrare in contatto con altri “maschi”. Pare che lo sport altrui sia l’unica via di fuga per le loro tristi, pigre e grasse esistenze. Mi appunto mentalmente, senza il minimo sforzo anche l’abito che ho indossato. Mai ripeterlo. Non tradisco mai necessità. Devono essere convinti di fare un affare, di ricevere un favore e non di farlo. Così è, per certi versi. 

Tutti mi chiamano Rudolph e sono un uomo senza morale.

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