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ALICE pt 2 - a short novel by Rigonondorme


. PAROLE


Il celebrato concetto secondo il quale ogni cosa bella deve avere un inizio ed una fine, Michele cercò, dapprima con mortificata dolcezza, poi in modo più virile, d’installare nella testa di Alice.

“Caramelle non ne voglio più”

Da tempo meditava di troncare ma gli era impossibile; l’angoscia e la paura che provava nel “dopo” era pari solo al desiderio che dal consueto addio cresceva durante la settimana. Michele il venerdì, bevuta di fretta la prima birra post-timbratura, compresa nel giro offerto agli amici complici, partiva carico di desiderio per raggiungere la sua giovane amante.

“Nessuno più ti può fermare, chiamami passione dai”

   Era quasi certo, Michele, di sentire quelle parole uscire dalla sua bocca. Le sentiva con le orecchie ma gli pareva di non poterle governare; di tanto in tanto, allora, aggiungeva una virgola, una parentesi, un insegnamento, che nel suo modus mai avrebbe usato, al solo scopo di ricevere la gratificante sensazione di controllo. Ascoltava, di tanto in tanto, le proferite banalità che Alice aveva, probabilmente, appreso da qualche serie americana contemporanea.

“Si spegne nei tuoi occhi la luna e si accendono i grilli”

   Si rese conto, Michele, che il bene più prezioso strappato alla giovane non era tanto l’illibatezza quanto l’ingenuità: la pura fiducia a cuore aperto che una persona mai ferita pone nelle mani dell’amato. Michele riuscì persino a convincersi, facendo pendere la bilancia a proprio favore, nell’eterna disputa interiore tra coscienza ed istinto, di averle fatto del bene, che gli sprovveduti sono costretti a vita mediocre.

“La luna e i grilli normalmente mi tengono sveglia mentre io voglio dormire e sognare l'uomo che c'è in te”

   Michele (Alice parlava) si sorprese della propria indifferenza, della scarsa empatia, del fatto che, non solo il juke box nella sua testa aveva messo un insolito brano (Alice parlava) ma che il volume aveva raggiunto e sovrastato il ronzio delle noiose parole di Alice; Michele solfeggiava con il piede e Mina cantava nella sua testa. Ragionò anche (Alice parlava) del fatto che non era minimamente informato su quali serie televisive andassero ora di moda tra i giovani, (Alice parlava) che lui era fermo al 90210, si promise un’indagine via web (Alice parlava). Un gin&tonic, ecco cosa ci voleva, un gin&tonic con gli amici (Alice parlava) e una lampada l’indomani, Michele si vedeva pallido. Quella camicia non lo convinceva nell’abbinamento allo scollo troppo generoso del maglione (Alice parlava), forse con una maglietta... sarebbe certamente apparso più giovane.

“Una parola ancora”

   Piangendo Alice cercava di capire il motivo di tale decisione. Disperata singhiozzava e si umiliava dicendo che qualunque cosa avrebbe fatto purché Mi-chele cambiasse idea, arrivò persino a fare intendere un’eventualità di gesto estre-mo qualora il suo amato avesse proseguito con l’intenzione di chiudere.

“Parole, parole, parole”

Cosa strana fu, per Michele, il fatto che più Alice disperava, più dilatava il di lui bisogno di cancellare l’esistenza della diciottenne che, ormai, aspettava solo il venerdì per vivere. Chiudere. Michele era sbalordito di come potevano diventare più estranei degli estranei due esseri umani fino ad un attimo prima così “intimi”.  Chiudere. Michele aveva ora fretta, sentiva l’angoscia crescere in lui, Alice aveva assunto i contorni della malattia alla quale Michele voleva porre fine; domande che non avrebbero trovato risposta lo tormentavano. Chiudere. L’avrebbe fatta franca anche stavolta? Si prometteva solennemente che non avrebbe più sfidato la sorte. Affinava mentalmente armi di distruzione, per poter chiudere senza appello quella che doveva diventare una parentesi alla sua vita retta, un file da dimenticare che l’avrebbe un giorno costretto all’impegno nel ricordare semmai fosse esistita davvero quella scappatella sotto forma di diciottenne. Chiudere.

“Caramelle non ne voglio più”.

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