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ALICE pt 3 - a short novel by Rigonondorme


. LO SQUILLO


L‘esercito mosso per porre fine all’inesperta resistenza partigiana di Alice stava avendo la meglio e, dopo due affondi a monologo del nostro, lei, arrendendosi, finì le lacrime. 
La faccia era gonfia e rossa, le mani tremavano in sincope con il respiro rotto, gli occhi erano fessure; non parlava più. 
Michele, pur avendo preparato, come bomba atomica, l’ammissione di paternità mai svelata, non ebbe bisogno che di qualche granata: “differenza d’età”, “distanza”, “problemi con il lavoro” e di una fiammata al napalm: - sono sposato ed amo ancora mia moglie -. 

Michele se ne andò riguardando nel retrovisore Alice che l’osservava disperatamente immobile; - come fu per il primo, così doveva essere per l’ultimo sipario - pensò. 
Considerato che ancora non era tempo di rientro, fu figliol prodigo per gli amici mezzi bevuti come da programma prescritto dall’orario venerdino.
Non trascorsero che quattro giorni; Alice riuscì a procurarsi il numero di cellulare di Michele attraverso una faticosa ed estenuante ricerca via internet. La telefonata lo frastornò; lui era stato molto prudente e non l’aveva mai chiamata se non a numero nascosto. Michele fu freddissimo; le domandò se qualcuno fosse stato scomodato per confessarle il numero e, tranquillizzato da risposta negativa, fece nettamente intendere ad Alice che un’altra telefonata sarebbe stata scatenatrice di peste nei confronti della ragazza e, no, non era minimamente interessato a sentirne le ragioni. 

Passarono due settimane e, pur cogliendo la mancanza d’immortalità che Alice, nella sua giovinezza, riusciva a trasferirgli in senso, Michele era soddisfatto di essere tornato a quella abitudine donatrice di sorriso interiore:
- la serenità ci annoia, la noia ci mette nei guai, l’inquietudine ci fa apprezzare la serenità - 
rifletteva l’ormai navigato saggio di strada ora che tutto sembrava essere tornato alla normalità. Anche questa volta l’aveva fatta franca e si sentiva invulnerabile. 

Soppesò seriamente, richiamandone dalla sim il numero, l’ipotesi di chiamare Alice per proporle del SessoSenzaComplicazioni ma giurò a se stesso che non l’avrebbe fatto. Forse più avanti, quando la cotta di lei sarebbe inevitabilmente evaporata. Pensò al passare del tempo che tutto cancella, lo fece in modo nostalgico ammettendo, per la prima volta in vita sua, che dovremmo sostituire la menzogna per la quale vogliamo la felicità di chi stiamo lasciando, con la verità: rispondendo al bisogno d’essere amati vorremmo l’eterna, pur distante incondizionata, adorazione di chi, invece, potrebbe essere felice in nostra assenza.

Accadde la domenica sera, quarto compleanno del piccolo. Improvvisamente un fulmine illuminò la finestra e Michele riconobbe, nel breve flash, Alice, in rabbiose lacrime, osservatrice del quadretto famigliare di cui non poteva immaginare l’esistenza. Improvvisamente buia la finestra divenne il soggetto verso cui Michele corse ad occhi sgranati per impedire alla moglie ed agli invitati la vista della ragazza.

Raggiunta la finestra e chiusosi alle spalle le tende, un Michele tremante si rese conto che nessuno sembrava fermo dietro la vetrata. Inspirò a fondo e si convinse che l’immaginazione mista vodka poteva giocare brutti scherzi. Inscenò l’entrata da giullare con le tende a far da sipario, a favore dei convenuti, per giustificare l’assurda corsa.

Alle 23.02 Michele venne sorpreso, nel dormiveglia coniugale, da uno squillo proveniente dal cellulare di Alice. Rosso in volto giustificò alla moglie, incuriosita dallo squillo, che dalla rubrica aveva pescato il misterioso nome di “Al”, che un amico spilorcio aveva bisogno di essere richiamato. Si chiuse in bagno e, furibondo ed impaurito, richiamò senza successo la ragazza che aveva infranto le più banali regole fedifraghe imposte sin dal principio.

<<Eri a casa mia stax? Non azzardarti mai più, ho un figlio e tu non significhi nulla per me. Vorrei cancellarti per sempre, stai molto attenta, stronza.>>

Scrisse via SMS Michele.

Nessuna risposta, nessun messaggio di telefonata mancata, nulla in segreteria, nemmeno quando, il giorno dopo, Michele, insonne per tutta la notte, riaccese il cellulare prudentemente spento dopo l’SMS inviato.

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