Scrivi qui

1992-1993


Avevo iniziato e abbandonato, lasciandole a maturare (non sopporto l’attesa della “nuova puntata”) le serie 1992 e 1993.

In questi giorni ho nostalgicamente divorato le ultime puntate disponibili. Con i necessari buonismi verso personaggi che ancora sono sul libro paga della nostra rEpubblica (omissioni che salvano le chiappe da denunce e che permettono alla serie di non diventare una presa di parte politica) e le inevitabilmente grottesche sceneggiature sulle esistenze dei protagonisti - che m’annoiano un tanto - la serie attraversa, finalmente, un periodo che ho vissuto/amato a fondo e che certamente ha cambiato l’italia; molto più di tante vicende mitizzate in films basettoni di Placidiana fattura e che, sinceramente, hanno rotto er.

Si, perché forse nel dopo Falcone non ci furono (tante) bombe ma in questa serie viene raccontata la trasformazione di un popolo, della politica, del costume. Una (scegliete voi il prefisso: ri- e- in-) -voluzione silenziosa. Ci racconta come (anzi perché) siamo diventati e ci ricorda che non siamo sempre stati come oggi. 

La politica non ne è mai la causa perché la politica si adatta necessariamente, per sopravvivere, alle persone che sostenendola la mantengono in vita. Proprio come i parassiti. La cultura (o l’assenza della?) ne è la causa.

Oggi. 

Che la nostra memoria arriva, al massimo, alla prima foto postata su fb, che se non è su Strava non l’hai fatto, che scegliamo pose per IG invece di esperienze; che la canzone, per quanto bella, è solo citazione ansiosa di entrare velocemente nelle vostre teste perché altrimenti, non essendo stata comprata, viene subito skippata.

Un risveglio brusco dai magici 80s dove tutto era possibile e la vita sembrava eterna. La serie ha una cura eccezionale per gli abiti, l’estetica e soprattutto per la variopinta e mai banale track list. E allora su Spotify me la sono fatta una mia playlist di quegli anni cercando di evitare quel revisionismo storico che affligge il DJ che è in noi... quello che si sente sempre sotto esame e che non è onesto nemmeno quando è solo. Per la verità avrò certamente evitato qualcosa di vergognoso che esigo dimenticare.

Alla fine puoi capire come e perché sei la persona che sei riascoltando ciò che ascoltavi. Per lo meno, questo vale, per chi, come me ha sempre vissuto in modo quasi morboso, febbrile, la musica.

E allora mi sono ritrovato con capolavori come “fade in to you” o “sweet harmony” o “change” della Stansfield ma anche con perle imbarazzanti come “gipsy woman” o l’italianissima “found love” e ancora “I love your smile” o “good life” degli IC passando attraverso il pop suonato dai REM, Spin Doctors, Beck,... anni multicolor, polimorfi che chi ha avuto un solo gusto, un solo genere mi fa un po’ pena.

In sostanza scegliete molto bene ciò che ascoltate oggi che se tra vent’anni lo vorrete ancora ascoltare, avendolo però quasi completamente rifiutato evitando di restare vittime della vostra giovinezza andata, beh, un po’ di onore ve lo fa.

Restate giovani. Ascoltate musica di oggi, è il frutto di ciò che amavate ieri.

PS gradirei suggerimenti di canzoni che posso aver dimenticato. Qui la list (mancano ancora tanti scheletri). 

https://open.spotify.com/user/1192242043/playlist/51RIo3Pqd89r5ZY2ONMUgE?si=iYeqAfiYTyizOw_RUBjIow



Commenti

Post popolari in questo blog

AMATORI?

Flandres Love

IO LE PUNTURE NON LE VOGLIO FARE!

IL NOSTRO EVERESTING - Flandres Love

IL PRINCIPE DI SOLOMEO, L'IMPRESA UMANISTICA DI BRUNELLO CUCINELLI - Rebecca Mead - The New Yorker USA

RIGONISSIMA - Il Garibaldi

LA BEVANDA MIRACOLOSA AL TOUR - Cycling Weekly UK - 17 Luglio 2019

RUM E COCAINA... ZA ZA